Milano ha deciso di dedicare una mostra a uno degli artisti che più vi hanno operato, attraverso questa mostra che documenta il percorso artistico esponendo ben oltre 30 opere per raccontarvi l’intera parabola artistica.
Manzoni si avvicina all'arte nella Milano della seconda metà degli anni Cinquanta, diventando nel giro di poco tempo una delle figure di spicco di quel contesto culturale. Sebbene non abbia mai avuto una vera e propria formazione pittorica, esordisce con una pittura informale caratterizzata già da toni personali. Manzoni dimostra sin da subito un certo interesse per il rapporto arte-realtà, rifiutando ogni rappresentazione illusionista e confrontandosi con artisti come Yves Klein con i suoi monocromi assoluti e immateriali, realizzando opere nelle quali riporta su tela le “impronte” di elementi della quotidianità, si confronta con il Lucio Fontana dei fori sulla superficie e frammenti di vetro applicati alla tela, con Alberto Burri e i suoi sacchi di juta, con i manifesti murali strappati di Mimmo Rotella e Antoni Tàpies.
Da quadri scuri fortemente materici con impasti di olio, catrame, smalto e oggetti come sassi e chiavi concepiti senza titolo, Manzoni evolve poi verso opere pittoriche che escludono le valenze simboliche espressive del cromatismo, quadri bianchi con rilievi plastici e ombre, con stesure grumose di gesso spatolato, ovvero gli Achrome.
Facendo un altro passo nella direzione dell’anti-pittura Manzoni giunge a risultati di natura concettuale, tuttavia esenti dalle freddezze mentali. Tutta la sua produzione si caratterizza per una graffiante ironia e un gusto apertamente paradossale, ma soprattutto per un senso fisico dell’esperienza artistica dove vita e pensiero si fondono. Mentre produce la serie degli Achrome, esplora la pratica di segni di codice: lettere alfabetiche maiuscolo, tracciate sulla superficie in sequenze ripetitive regolari, impronte digitali singole o in serie, foglietti di calendario in ordine di successione e astrazioni cartografiche.
Prendendo a volte spunto da opere esistenti, come il Rotolo di pittura industriale realizzato da Pinot Gallizio del 1958, Manzoni inizia a pensare a un segno continuo d'inchiostro tracciato su carta che si svolge progressivamente in segmenti di qualsiasi lunghezza. Nasce così la Linea, qui la striscia di carta tracciata è avvolta e conservata in un cilindro di cartone sigillato, di cui un'etichetta dichiara il contenuto. Queste opere furono esposte nella mostra del 1959, presso la galleria Azimut, dodici opere, con lunghezze che vanno da un minimo di 4,89 a un massimo di 33,63 metri e nel periodo trascorso in Danimarca l’artista tracciò una linea ininterrotta facendolo scorrere due cavalletti metallici con assi rotanti azionati da manovelle manuali, usando un contenitore d’inchiostro culminante in un tampone, concluse poi l’opera contrassegnando il rotolo con titolo, luogo, data, firma e un’impronta digitale, per poi collocarlo in un cilindro di zinco ricoperto da fogli di piombo recante la dichiarazione del contenuto in lettere lapidarie a rilievo. Nella mostra a Palazzo Reale potete osservare sette esemplari di Linee, tra le quali si comprende in mostra anche il cilindro con la Linea più lunga.
Nel maggio del 1960 nella nuova mostra da Azimut protagoniste sono le "sculture pneumatiche", definite poi Corpi d'aria. Prevedendo la partecipazione del fruitore l’opera si compone di un palloncino gonfiabile, un treppiede che funge da piedistallo, un tubicino per gonfiarlo e una chiusura: il tutto è confezionato in una custodia di legno contenente anche le istruzioni per l’uso. Una scultura fatta di aria che lo conduce alla produzione di una serie con numerosi esemplari.
Qui si introduce un nuovo concetto, si tratta di un’opera poiché realizzata da un artista ed è fondamentale il rapporto tra la fisicità della cosa e il suo prezzo in quanto opera d’arte: il punto qui non è il “comprare un Manzoni” ma “comprare Manzoni”, per questo l’artista decise che nel caso in cui l’acquirente avrebbe avuto voglia di farsi gonfiare il palloncino dall'artista stesso, l’incremento di sostanza artistica dovuto al fiato autoriale avrebbe previsto un compenso a parte, giungiamo così alla serie Fiato d’artista.
Contemporaneamente Manzoni realizza le Uova, si tratta di uova sode che l’artista trasforma in opere contrassegnandole con la propria impronta digitale; nell'ultima mostra presso la stessa galleria il pubblico fu invitato a consumare 150 uova predisposte da Manzoni in un vero e proprio happening. Gli spettatori assumendo nel proprio corpo una quantità fisica di artistico, andavano a prender parte all'esperienza dell’autore alla sacralità riconosciutagli, nel momento in cui l’uovo non veniva ingerito sarebbe stato conservato nella sua di oggetto sculturale.
Contemporaneamente Manzoni realizza le Uova, si tratta di uova sode che l’artista trasforma in opere contrassegnandole con la propria impronta digitale; nell'ultima mostra presso la stessa galleria il pubblico fu invitato a consumare 150 uova predisposte da Manzoni in un vero e proprio happening. Gli spettatori assumendo nel proprio corpo una quantità fisica di artistico, andavano a prender parte all'esperienza dell’autore alla sacralità riconosciutagli, nel momento in cui l’uovo non veniva ingerito sarebbe stato conservato nella sua di oggetto sculturale.
Si giunge alla concezione del Placentarium, un teatro pneumatico immaginato per i “balletti di luce” di Piene, i Lichtballette, manifestazioni di eventi luminosi che implicano l’immersione visiva dello spettatore. 73 spettatori trovano posto nell’involucro di 18 metri di diametro retto da aria compressa, ognuno di loro nella maniera che l’uno non veda l’altro, è circondato dallo schermo di proiezione con la possibilità di vivere sensazioni acustiche e tattili. Entra in gioco il senso della corporeità e del suo stesso esistere.
Rimanendo sempre sul rapporto spettatore e artista si giunge alle Opere vive o Sculture viventi. Nelle prime Manzoni firma un piedistallo sul quale due modelle posano come statue antiche, o firma il loro corpo nudo. In Base magica, si vede una struttura in legno a tronco di piramide che simula il classico piedistallo da statua, con una targa in ottone che reca la didascalia Piero Manzoni, Scultura vivente, potrete vederne un esemplare nella mostra. L’opera presenta due sagome che indicano la posizione in cui chi vi sale debba poggiare i piedi: fino a quando la persona sarà sulla Base magica, sarà una Scultura vivente.
Rimanendo sempre sul rapporto spettatore e artista si giunge alle Opere vive o Sculture viventi. Nelle prime Manzoni firma un piedistallo sul quale due modelle posano come statue antiche, o firma il loro corpo nudo. In Base magica, si vede una struttura in legno a tronco di piramide che simula il classico piedistallo da statua, con una targa in ottone che reca la didascalia Piero Manzoni, Scultura vivente, potrete vederne un esemplare nella mostra. L’opera presenta due sagome che indicano la posizione in cui chi vi sale debba poggiare i piedi: fino a quando la persona sarà sulla Base magica, sarà una Scultura vivente.
Manzoni poi giunge all'opera che lo ha reso celebre, nel ’61 produsse e inscatolò 90 scatole di Merda d’artista (gr. 30 ciascuna) conservata al naturale, si tratta di una scatoletta per conserve sigillata, su cui è apposta un’etichetta a stampa, con la scritta “Piero Manzoni" e la dicitura “Merda d’artista. Contenuto netto gr 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961” sovraimpressa in italiano, inglese, francese e tedesco, sul coperchio invece la scritta “Produced by” precede la firma autografa, seguita dalla numerazione progressiva delle singole scatolette, mentre sull'etichetta inferiore reca stampato “Made in Italy”.
Attraverso quest’opera Manzoni vuole manifestare la volontà di attribuire all'oggetto l’aspetto di un prodotto merceologico a pieno titolo, dove il prezzo viene fissato basandosi su un’arbitraria parità merda/oro, all'incirca 700 lire d’allora al grammo, indicandolo in 30 grammi d’oro. Un unico cortocircuito pratico e mentale nel quale combina prezzo dell’oro, merda e artisticità dissolvendo l’idea comune di valore e mettendo in discussione l’idea di reliquia, contenuto e pagamento di una merce/non merce della quale non si può accertare la natura ma solo il suo senso artistico.
Tra le altre opere in esposizione potete visionare parte di quelle prodotte nell’autunno 1961 realizzate a Herning, in questo periodo nascono un achrome in forma di quadro in paglia sbiancata, una sfera in pelle di coniglio bianca su un parallelepipedo di legno bruciato, una finestra fosforescente, un parallelepiedo di paglia sbiancata con una materia che reagisce alla luce sempre su base di legno bruciato e una nuova Base magica. Inoltre nel giardino della fabbrica danese Manzoni collocò un parallelepipedo in ferro sul quale Socle du monde compare scritta in lettere lapidarie, base del mondo, quintessenza d’ogni Base magica. Successivamente realizza due progetti che saranno in seguito distrutti: il primo è un pannello con ciuffi di fibra sintetica, il secondo è una linea di grande lunghezza realizzata su un rullo di carta continua.
Mentre nascono nuovi Achrome, Manzoni si concentra sulle sequenze seriali di panini o di batuffoli di cotone idrofilo, sulle possibilità dimensionali dei ciuffi di fibra sintetica, sul valore di superficie dei ciottoli e dei pallini di polistirolo espanso. Crea anche pacchi avvolti nella carta sigillati con corda, piombo e ceralacca come se fossero invii postali, presentati a coppie, anche questi protagonisti della mostra.
Nello stesso periodo inizia a progettare una monografia sul suo lavoro, rappresentazione del suo vivere l’acromia, è concepita come un libro di 100 pagine in plastica traslucida, senz'altro testo che il titolo, che uscirà nel 1963 con il titolo Piero Manzoni. Life and Work.
Manzoni fu trovato morto nel suo studio di Via Fiori Chiari a Milano, il 6 febbraio del 1963, nel culmine della sua attività e consacrazione artistica. Questa mostra non rappresenta solamente una comune esposizione delle sue opere, ma rende omaggio a un uomo che ha scardinato il modo di operare artistico del Novecento imponendo la sua visione del mondo. Manzoni viene raccontato dagli esordi in area postinformale alla concezione degli Achromes, dalle Linee alle Impronte, dal Fiato alla Merda d’artista, dal coinvolgimento del corpo fisico vivente nell'opera alla dimensione dell’esperienza estetica con progetti come il Placentarium. Il percorso espositivo si arricchisce inoltre di un nutrito apparato di materiali documentari originali come manifesti, fotografie, cataloghi, lettere e un filmato con documenti inediti, una testimonianza d’immagini registrate dell’artista in alcune tra le sue azioni creative, come le Uova destinate alla Consumazione dell’arte o le persone firmate come Sculture viventi.
Piero Manzoni 1933-1963
26 marzo - 2 giugno 2014
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
Orari: lunedì 14.30-19.30 da martedì a domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato 9.30-22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura Ingresso a pagamento
Piero Manzoni 1933-1963
26 marzo - 2 giugno 2014
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
Orari: lunedì 14.30-19.30 da martedì a domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato 9.30-22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura Ingresso a pagamento
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